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L’intelligenza artificiale viaggia nel Levante con un’indagine sul “Dio unico”

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AGI –  Sarà l’intelligenza artificiale (AI) a dirci come si è arrivati a un unico Dio, indagando in un luogo e in momento cruciale per la storia dell’uomo e delle sue credenze religiose: il Secondo millennio avanti Cristo nel Levante, dove prende forma il monoteismo israelitico. “Partendo dalla cultura materiale, guardiamo – spiega all’AGI Nicola Laneri, docente di archeologia nel dipartimento di Scienze umanistiche dell’università di Catania – nelle strutture templari che anticipano l’avvento della tradizione del tempio di Salomone a Gerusalemme. Cerchiamo di comprendere, attraverso strumenti come il web semantico, come la tradizione del tempio in antis nasce e si sviluppa durante il secondo millennio, e come questa tipologia templare, secondo la Bibbia, verrà utilizzata per la costruzione del tempio di Gerusalemme”.

Il secondo millennio avanti Cristo fu segnato da un sincretismo religioso che vide diverse fedi e culti reagire l’una sull’altra e produrre nuove e complesse forme di religione. Centrale fu l’Egitto, e gli elementi materiali che da esso si diffusero nella regione. Materie prime e manufatti richiesti circolarono ampiamente in tutto il Mediterraneo orientale e nella parte nord-orientale dell’Africa, portando a un processo di scambi internazionali: il movimento dei materiali ha favorito il movimento delle persone, delle idee, della cultura, della conoscenza.

Il Levante comprendente i moderni Israele, Palestina, Giordania, Siria e Libano – spiegano i ricercatori del progetto Godscapes – rappresentava uno straordinario corridoio non solo per le rotte commerciali e l’espansione militare, ma anche per popoli, costumi e credenze di tutto il bacino del Mediterraneo orientale e oltre. Il Levante ha rappresentato un’area di grande resilienza, assorbendo, trasformando e integrando influenze, idee, pratiche e culture esterne: un big bang culturale, nel quale gli archeologi tentano da anni di mettere ordine per trovare un filo conduttore, un esito monoteista: “Prendiamo, ad esempio – spiega Laneri – le tipologie dei templi, e cerchiamo di capire quanto siano locali, quanto siano il frutto di una tradizione che continua nel tempo e quanto invece alcuni elementi giungano da influenze esterne e quanto queste modifichino gli elementi tradizionali. Cerchiamo di rispondere alla domanda: ‘Come cambiano le cose a livello religioso nel secondo Millennio?’. L’intelligenza artificiale serve a dare una risposta: nel database inseriamo informazioni legate all’iconografia, alle architetture sacre, alle tradizioni funerarie e i testi relativi alle religioni dell’Antichità del mediterraneo orientale”.

Sulla base di un uso storico della Bibbia, alcuni studiosi hanno ipotizzato un’origine egiziana durante la tarda eta’ del bronzo, quando il faraone Amenhotep IV/Akhenaton (1353-1336 a.C.) introdusse un’innovativa credenza enoteistica nel dio Aton, aprendo la strada al monoteismo. Si tratta di fonti scritte, alle quali il progetto ‘Godscapes’ – che opera grazie a un fondo assegnato dal ministero della Ricerca ed e’ coordinato dall’Università di Catania, dal Cnr Roma e dall’Università di Pisa e dall’Università della Sapienza di Roma – aggiungerà le conoscenze che derivano dagli elementi materiali. E lo farà partendo da quel che gli archeologi hanno trovato in questi anni: la dea egizia Hathor etichettata come signora di Biblo; la postura e l’iconografia egizie del dio Reshep; le figure di Anubi e Iside sono sparse per il sito di Biblo. E ancora, l’armamentario cultuale egiziano: le statuette delle placche di Qudshu, i cobra di argilla o la grande quantità di scarabei reali associati ad Amenhotep III e sua moglie Tiy, forse accenni a un culto reale in Canaan, possono indicare non solo attivita’ rituali ma anche la presenza di personale di culto egiziano. E, oltre a Biblo, i dati archeologici dei cerimoniali levantini di Alalakh, Tell Taynat, Ain Dara, Ugarit , Qatna, Tell Kazel, Sarepta, Sidon, Tiro, Dor, Ashdod, Ascalon, Tell Qasile.

“I database tradizionali – sottolinea Laneri – non sono in grado di rispondere alla domanda su cosa sia locale, cosa esogeno e cosa sia ibrido; su quanto una tradizione continui del tempo, quando si interrompa e quanto invece si modifichi attraverso gli influssi dalla Siria occidentale, dal mondo egeo e dal mondo egizio nell’area in cui nascerà la tradizione il monoteismo”. Chat Gpt non c’entra nulla. Il web semantico e’ una visione del web in cui i dati leggibili dalla macchina consentono agli agenti software di interrogare e manipolare le informazioni per conto degli utenti, e le mette in relazione tra loro. A mettere dentro quei dati sono i ricercatori, secondo una logica ben precisa. Ad esempio, le informazioni relative a un tempio del II millennio a.C., come il tempio migdal di Sichem verranno inserite nel dataset dell’architettura religiosa, secondo criteri specifici (orientamento, tipologia di pianta, presenza di motivi decorativi) che rispondono a una distinzione tra elementi apparenti esogeni e indigeni. “Più alto è l’inserimento di informazioni – dice Laneri all’AGI – più bassa è la possibilità di errore: il computer ci dirà quante volte e dove un dato elemento si ripete, cioè ci dà una prospettiva interpretativa. Viene ampliata l’informazione: se il database collega un dato con un altro, qui abbiamo in rete tutte le informazioni che interagiscono tra loro e in più interagiscono con l’informazione che si trova sul web”. Se e’ vero che Dio non commette errori e le Scritture sono infallibili, l’intelligenza artificiale èpronta a sfidarlo sul suo stesso terreno, quello della conoscenza. (AGI)

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