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Il ‘900 attraverso la vita di Prezzolini visto da Sangiuliano

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AGI – Una personalità complessa e singolare del ‘900, la cui vita diventa anche il filo conduttore per esaminare nodi cruciali del secolo che fu. Il volume ‘Giuseppe Prezzolini, l’anarchico conservatore‘ di Gennaro Sangiuliano, giornalista ora ministro della Cultura, edito da Mondadori, è la prima biografia esaustiva dell’uomo che appena ventiseienne, nel 1908, dava vita a La Voce, ritenuta la più importante rivista culturale del Novecento, ospitandovi le intelligenze più vive dell’epoca, da Amendola a Salvemini, Croce, Einaudi, Gentile, Missiroli, Soffici, Palazzeschi, Papini, Ungaretti e tanti altri, spegnendosi poi a 100 anni il 14 luglio 1982.

Sangiuliano riporta alla luce, tra l’altro, i poco noti rapporti fra Prezzolini e Oriana Fallaci, e quelli con Antonio Gramsci, ricostruendo l’avventura intelletuale e umana di un protagonista e testimone di una lunga stagione culturale e politica, italiana ed europea.

Le avanguardie culturali del primo Novecento, il fascismo, le due guerre, la Guerra fredda, gli anni Settanta scorrono insieme alla vita dell’intellettuale più originale e scomodo del Novecento italiano.  

“Con Prezzolini nasce la figura dell’intellettuale moderno, che abbandona le cattedre per immergersi nelle contraddizioni della società di cui è allo stesso tempo testimone e protagonista – si legge in una scheda esplicativa del libro – l’attualità di Giuseppe Prezzolini è in tre caratteristiche che lo connotarono in tutto il lungo arco temporale della sua vita: l’essere politicamente scorretto, per vocazione e convinzione; l’essere coerente, fino all’autolesionismo; condire il tutto con un forte ironia.

Per questo ancora oggi, a oltre vent’anni dalla sua scomparsa, nei suoi scritti, nei pensieri e soprattutto nei giudizi taglianti si ritrovano verità assolutamente attuali”. Prezzolini dell’ironia fece l’arma più efficace per testimoniare un mondo di banalità e conformismi, sconfinando spesso nell’amarezza e nella rassegnazione.

“In Italia nulla è stabile, fuorché il provvisorio”, amava ripetere. Quando nel 1974 l’editore Rusconi gli rese omaggio pubblicando un’Antologia de La Voce, non esitò a definirla il “mio monumento funebre”.

A Pertini, che a nome di tutti gli italiani lo invitava a tornare a vivere in Italia, replicò divertito: “Stia tranquillo Presidente! In Italia ci vengo tutti i giovedì a comprare la verdura”, alludendo alle brevi puntate che da Lugano faceva per far spese oltreconfine.

Anticonformista, indipendente, pignolo, pronto alla battuta, sarcastico, Giuseppe Prezzolini, che grandi giornalisti del calibro di Missiroli, Longanesi, Ansaldo, Montanelli hanno riconosciuto come loro maestro, non amava elogi eccessivi e la retorica, al punto di respingere una candidatura al Nobel. 

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